Stando ai dati diffusi da Inarcassa, in Italia oltre 4 milioni di fabbricati sono vulnerabili ed hanno più di 40 anni.
Gli immobili in Italia sono vetusti e vulnerabili. Circa 4 milioni di fabbricati residenziali ha più di 40 anni. Su 12,5 milioni di edifici residenziali censiti, 2 su 10 sono in pessime condizioni. In un Paese ad alto rischio idrogeologico e sottoposto a terremoti e, sempre più di frequente, anche ad alluvioni, tutto ciò rappresenta un’emergenza nazionale. Che costa ogni anno circa 6 miliardi di euro alla collettività.
I dati sono stati diffusi in queste ore da Fondazione Inarcassa, ente collaterale della Cassa di previdenza e assistenza per ingegneri e architetti liberi professionisti. La Fondazione ha chiesto a gran voce al governo l’istituzione di un Fascicolo del fabbricato. Lo scopo è di effettuare un grande censimento per classificare e digitalizzare le informazioni relative alla sicurezza e alla prevenzione.
Le statistiche sono emerse nell’ambito della Saie 2024, la Fiera delle Costruzioni in corso a Bologna dal 9 al 12 ottobre. Nella mattinata di oggi Inarcassa ha promosso l’incontro intitolato “Tutelare il patrimonio edilizio italiano”. All’evento ha preso parte anche il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Galeazzo Bignami.
“Oltre il 74% degli immobili italiani, circa 4 milioni di fabbricati residenziali, ha più di 40 anni. – ha detto il presidente di Fondazione Inarcassa Andrea De Maio – Dato che sale all’85% per le grandi città. Più o meno il 40% di tutto il costruito nel nostro Paese è stato realizzato prima degli anni Sessanta. Dobbiamo avviare un grande censimento degli edifici italiani. E digitalizzare le informazioni per la sicurezza e la prevenzione del nostro patrimonio immobiliare”.
Il patrimonio immobiliare italiano, insomma, è troppo vecchio e troppo esposto ai rischi ambientali, dagli eventi sismici a quelli idrogeologici. Solo nel 2023, il nostro Paese è stato colpito da 378 eventi estremi. Numero che secondo le stime di Legambiente prevedono per quest’anno un aumento del 22%. Inoltre, benché l’Italia, se paragonata al resto del mondo, abbia un rischio sismico moderato, ad essere elevato è invece il rapporto fra l’energia sprigionata dall’evento sismico e i danni generati.
Fabbricati vulnerabili, il caso del rischio sismico
Dal punto di vista della struttura portante il 56% degli edifici presenti nelle zone identificate in base al rischio da 1 a 3, sono stati realizzati in muratura portante, fortemente vulnerabili al rischio sismico. “L’introduzione della graduale obbligatorietà del Fascicolo – ha commentato il viceministro – migliorerebbe non solo la conoscenza dello stato di salute dei nostri immobili, digitalizzando e rendendo sempre disponibili informazioni come la vulnerabilità sismica, la classe energetica e il piano di manutenzione, ma accelererebbe quel processo di informatizzazione del Catasto”.
Al problema poi della condizione delle case degli italiani, si aggiungerebbe poi quello delle assicurazioni. È emerso come solo il 5,3% delle abitazioni sia assicurato, a fronte di una spesa per fra fronte ai danni prodotti da terremoti e dissesto idrogeologico che costa 6 miliardi di euro l’anno. Ma mentre la spesa per riparare i danni degli eventi sismici è rimasta sui livelli storici (2,7 miliardi contro nel periodo 2009-2023 contro 3,1 del passato), per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, la spesa è triplicata passando da una media di 1 miliardo all’anno a 3,3 miliardi.