Israele-Hezbollah: il rischio di una guerra civile che potrebbe porre fine allo Stato libanese

La comunità internazionale è preoccupata per i possibili risvolti in Libano, dopo l’attacco di Israele. La nostra intervista.

Questa notte Netanyahu ha inviato le truppe contro Hezbollah, con l’obiettivo di porre fine una volta per tutte al gruppo terroristico. La situazione è tesa e il pericolo è che il conflitto possa allargarsi. “Questo momento storico ci pone di fronte all’ipotesi di una svolta: la ridefinizione degli equilibri del Medio Oriente, a partire dall’Iran che ormai è nudo”. 

Israele attacca il Libano: tutti gli scenari possibili
Israele attacca il Libano: tutti gli scenari possibili (Ansa Foto) – newnotizie.it

Sono le parole di Claudio Bertolotti, ricercatore Ispi, intercettato in esclusiva ai nostri microfoni per parlare insieme degli scenari possibili dopo l’attacco di Israele al Libano.

Israele parla di operazioni “limitate, focalizzate e mirate” contro “obiettivi e infrastrutture terroristiche”. L’appoggio dell’Europa a Israele arriva attraverso la voce di Josep Borrell, alto rappresentante per la politica estera dell’Ue: “l lancio di missili e altri proiettili da parte di Hezbollah in territorio israeliano deve cessare. La sovranità di Israele e del Libano deve essere garantita. Qualsiasi ulteriore intervento militare aggraverebbe drammaticamente la situazione”. 

Borrell ha esortato il Libano e Israele a impegnarsi per l’attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ha invitato i leader libanesi a mettere al primo posto gli interessi nazionali, lavorando insieme per “ripristinare il funzionamento delle istituzioni in Libano”. 

Intanto il dibattito italiano si sta animando di voci contrastanti. Il leader di Azione Carlo Calenda è stato uno dei primi politici che oggi hanno commentato la situazione. Lo ha fatto a Mattino 5 News: “Se c’è intervento mirato di Israele allora ha senso” mantenere le truppe italiane in Libano, ma “se si prepara una escalation con invasione di una parte del Libano – cosa che non auspico – e se la situazione si trasforma in uno scontro pesante che coinvolte altre potenze, sarà necessario e inevitabile” ritirare le truppe italiane. “Sono molto preoccupato perché penso che Israele stia colpendo Hamas ed Hezbollah ma ci sta andando di mezzo tantissima popolazione civile. Questo aumenta l’odio verso Israele”. 

L’Italia può ritirare le truppe dal Libano? La risposta

Ma l’Italia può ritirare le truppe? La risposta è no e il motivo lo ha spiegato Claudio Bertolotti, ricercatore Ispi, intercettato dai nostri microfoni: “Quella di Calenda non è un’affermazione seria ed è estremamente irresponsabile. Le truppe italiane non possono essere ritirate: nessun Paese può decidere di ritirare il suo esercito. L’eventuale decisione spetterebbe all’Onu e dovrebbe essere collegiale. Quando si fa parte di un contingente internazionale, non si possono ritirare singole truppe. Farlo vorrebbe dire innanzitutto essere poco seri, ma anche abbandonare altri soldati a loro stessi”. 

Anche altri partiti di opposizione chiedono a gran voce a Israele di cessare il conflitto. Al grido di pace si aggiunge Save The Children ricorda che i bambini rischiano la vita in Libano: “La violenza non è aumentata solo nel Sud, negli ultimi giorni ci sono stati ripetuti attacchi a Beirut, dimostrando che il Libano non è un posto sicuro”. 

L’UNICEF dal canto suo è già in grado di fornire un bilancio: “Secondo i rapporti del governo, il numero degli sfollati interni a causa della violenza è salito a più di un milione, tra cui 300mila bambini”. Numeri allarmanti, in una situazione molto complicata che va descritta in modo completo.

Da un lato c’è Israele che combatte per difendersi dopo aver subito una serie di attacchi da parte dei gruppi terroristici. Il racconto che veicola è quello di una guerra contro il terrorismo e non contro Palestina o Libano. I veri nemici sono Hamas e Hezbollah, ma dall’altro lato intanto, a prescindere da chi sia la “colpa”, innocenti continuano a morire. E proprio come a Gaza, rischiano di essere utilizzati come scudi umani. 

Sfollati in Libano
Sfollati in Libano (Ansa Foto) – newnotizie.it

Nel perimetro del diritto internazionale, Israele ha risposto all’attacco di Hezbollah, che il 7 ottobre dell’anno scorso ha colpito Israele con razzi e missili. Questo ha comportato il trasferimento di circa 60mila israeliani in una zona di sicurezza, fuori dal raggio di azione di Hezbollah”, spiega Bertolotti. Quella di questa notte è solo l’ultima delle azioni che Israele porta avanti con l’obiettivo di “scardinare la leadership politico-militare della milizia sciita libanese”.

Il 7 ottobre è vicino ed è il giorno del primo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele. Com’è noto, negli ultimi mesi sono state tante le manifestazioni a favore della causa palestinese e la situazione in vista di quel giorno rischia di diventare incandescente in tutta Italia.

È per questo che la Questura di Roma ha deciso di vietare le manifestazioni in programma il 5 ottobre. E la tensione sale anche a Milano, dove i manifestanti hanno esposto un cartello con la foto della senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e la scritta: agente sionista.

Causa palestinese e terrorismo: “Si fa confusione”

Le sigle che avviano queste iniziative appartengono a gruppi di estrema sinistra o estrema destra, riconducibili a un’area che va oltre quella progressista e che ha sempre sostenuto cause da quella russa a quella filo-palestinese”, commenta Claudio Bertolotti. “Ma qui la causa palestinese non c’entra: si muove su un piano completamente diverso e non ha niente a che vedere con Hamas. Stiamo scherzando? Mettiamo sullo stesso piano terroristi che provocano la morte di 1300 persone, stupri, massacri e gli riconosciamo l’atto di resistenza? Hamas è un’organizzazione riconosciuta a livello internazionale come terrorista”. 

E ancora: “Mi spaventa che si sia progressivamente passati dalla retorica dell’antisionismo a quella dell’antisemitismo, dove estrema destra ed estrema sinistra hanno l’idea comune di opporsi agli ebrei – commenta ancora Bertolotti – Sono tempi bui dal punto di vista sociale: minoranze sparute ma rumorose che però attirano i media. Sono una minima parte, ma estremamente rumorosa”. 

Con l’operazione di Israele in Libano nasce l’incubo di uno scenario più vasto nel Medio Oriente: ma quali sono gli scenari possibili? L’obiettivo di Netanyahu, come scritto è quello di indebolire il gruppo terroristico Hezbollah. Quest’ultimo, “ad oggi è privo di capacitò militare ed è una condizione limitata nel tempo. Essendo flessibile, sostituirà i comandanti, che impiegheranno il tempo necessario per capire e perseguire le linee di azione”. 

Israele-Libano: la parola all'esperto
Israele-Libano: la parola all’esperto (Ansa Foto) – newnotizie.it

Dalle parole dell’esperto si evince che la soluzione è arrivare ad eliminare Hezbollah: “Israele vuole creare una zona sicura nella quale le milizie sciite non potranno operare. Anche perché, in linea con la risoluzione Onu, quella zona deve essere demilitarizzata. Nel tempo non è stato così a causa dell’incapacità delle forze armate libanesi di opporsi. Hezbollah ha l’esercito più forte del Medio Oriente, secondo solo a Israele”. 

Il Libano politicamente ha lasciato massima libertà a Israele, spostando le sue truppe più a Nord e lasciando a Gerusalemme campo libero per combattere Hezbollah. “Lo ha fatto per evitare uno scontro tra libanesi, che porterebbe a una guerra civile, sempre viva sotto la cenere dagli anni Ottanta – spiega Bertolotti – Il rischio sarebbe veder ripetersi in Libano ciò che è accaduto in Siria: il crollo dello Stato. È lo scenario peggiore ma è possibile ed è quello che si cerca di evitare”. 

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