In caso di inverno nucleare gli scienziati hanno individuato i Paesi dove sarebbe possibile riuscire a sopravvivere.
La minaccia nucleare continua a preoccupare gli esperti, che sottolineano come un eventuale conflitto mondiale rischierebbe davvero di produrre scenari catastrofici. Specialmente in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina la tensione internazionale è salita alle stelle: la probabilità che lo scontro tra Occidente e Russia sfoci in un conflitto nucleare non è così bassa.
Ma cosa possono fare le popolazioni per difendersi? Dove è possibile trovare rifugio in caso di un evento così apocalittico? Il Sun ha riportato le ipotesi di alcuni scienziati nel caso si verificasse un inverno nucleare, ovvero ciò che si verificherebbe dopo una guerra atomica su larga scala.
Si tratta di un prolungato e grave raffreddamento climatico globale, con diffuse tempeste di fuoco che andrebbero a bloccare la luce solare diretta. Il risultato atteso è un diffuso fallimento del raccolto e una gigantesca carestia, che potrebbe devastare le popolazioni.
Salvarsi da una catastrofe nucleare: dove è possibile
Ma c’è un luogo dove potersi recare per sopravvivere a questa distruzione? Pare di sì, dato che gli scienziati ritengono che la Nuova Zelanda sia tra le cinque nazioni insulari che potrebbero resistere alla tempesta nucleare.
“Isole come la Nuova Zelanda sono spesso molto dipendenti dalle importazioni di combustibile liquido raffinato, possono mancare di autosufficienza energetica e sono suscettibili a guasti e carenze di materie prime critiche”, ha affermato l’autore dello studio, il professor Nick Wilson, dell’Università di Otago, Wellington.
“Mentre la Nuova Zelanda potrebbe dirottare un’elevata percentuale delle sue esportazioni di prodotti lattiero-caseari per rifornire il mercato locale, non ha la capacità di produrre molti pezzi di ricambio per macchinari agricoli e per la lavorazione degli alimenti”, ha poi aggiunto lo studioso.
Nello studio sono state osservate e analizzate le possibili situazioni di riduzione improvvisa della luce solare, che potrebbe essere causata da una guerra nucleare, da eruzioni di super vulcani o da impatti di asteroidi.
Successivamente hanno applicato le condizioni dell’inverno nucleare a 38 nazioni insulari per vedere come se la cavavano in termini di apporto calorico alimentare.
Nello studio è quindi emerso che alcune nazioni sarebbero in grado di fornire cibo a sufficienza, mentre altre semplicemente non potrebbero farcela a causa del “crollo dell’industria e del funzionamento sociale”.
Ma per riuscirci serve una “pianificazione strategica”
Tra i Paesi più virtuosi in tal senso c’è proprio la Nuova Zelanda, assieme ad Australia, Islanda, Isole Salomone e Vanuatu.
“La Nuova Zelanda ha il potenziale per preservare una società industriale attraverso questo tipo di catastrofe – ha affermato il ricercatore Dr Matt Boyd, di Adapt Research, che ha lavorato allo studio pubblicato sulla rivista Risk Analysis – Deve avvenire una discreta quantità di pianificazione strategica e per un lungo periodo di tempo, ma un’organizzazione di questo tipo consentirebbe di avere grossi vantaggi nell’affrontare un’ampia gamma di rischi estremi”.
“Non siamo a conoscenza di alcun piano per questo tipo di catastrofe globale e non sappiamo se le priorità per il razionamento siano state prese in considerazione”, ha poi aggiunto l’esperto.