Nel giro di poche ore due dei fedelissimi del presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno presentato le loro dimissioni a seguito di alcune denunce di corruzione.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si trova nel bel mezzo di un terremoto politico interno. Alcuni dei fedelissimi del suo governo sono stati coinvolti nella nuova ondata di corruzione che ha scosso il Paese. Non è un segreto, infatti, che Zelensky abbia fatto della lotta alla corruzione un pilastro centrale della sua campagna elettorale presidenziale, ancor prima che iniziasse l’invasione russa dell’Ucraina.
Così continua la repressione della corruzione ai piani alti da parte del presidente ucraino che ha deciso un reset dei funzionari. E nel suo discorso serale Volodymyr Zelensky ha annunciato una riorganizzazione della sua amministrazione importante, proprio a seguito di una serie di denunce di corruzione che hanno riguardato politici di spicco.
“Ci sono già decisioni – alcune oggi, altre domani – che riguardano il personale, funzionari a vari livelli nei ministeri e in altre strutture del governo centrale, così come nelle regioni e nelle forze dell’ordine”, ha specificato il presidente ucraino. Ma chi è stato coinvolto dal nuovo scandalo corruzione?
Denunce ai piani alti per Zelensky: i due vice che si dimettono
Subito dopo le dichiarazioni di Zelensky, il vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino Kyrylo Tymoshenko si è dimesso, col benestare del presidente, tant’è che sul sito web presidenziale è comparso un decreto che approva e rende pubbliche le dimissioni di Tymoshenko. Il contributo di Tymoshenko per la campagna elettorale del presidente Zelensky nel 2019 era stato centrale e decisivo.
Dopo, però, le accuse di aver usato e comprato auto costose, l’ex vice capo dell’ufficio presidenziale ha deciso di rassegnare le sue dimissioni, ringraziando comunque su Telegram Zelensky. “Ringrazio il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky per la fiducia e l’opportunità di compiere buone azioni ogni giorno e ogni minuto”. Ma non è stato il solo.
Anche il viceministro della Difesa, Vyacheslav Shapovalov, si è dimesso, parlando però di “accuse mediatiche” infondate di corruzione nei suoi confronti. Come si legge, infatti, nella nota ufficiale sul sito del Ministero della Difesa, Shapovalov si è dimesso per non “creare minacce alle Forze armate in seguito alle accuse sull’acquisto dei servizi di ristorazione”. Nei giorni scorsi un’inchiesta giornalistica ha fatto luce sui presunti prezzi eccessivi per le razioni di cibo dei soldati pagate dal ministero della Difesa.
Il fornitore avrebbe chiarito i conti, parlando di errore tecnico ed escludendo così qualsiasi tentativo di corruzione, tuttavia le dimissioni di Shapovalov sono apparse comunque inevitabili. “Nonostante il fatto che le accuse annunciate siano prive di fondamento“, si legge sul sito del ministero della Difesa, “le dimissioni sono un atto degno nelle tradizioni della politica europea e democratica, dimostrazione che gli interessi della Difesa sono superiori a qualsiasi gabinetto o presidenza”.
E la polizia anti-corruzione continua a far emergere in questi giorni situazioni dalla gestione torbida. Lo scorso fine settimana, infatti, è stato arrestato anche il vice ministro per le infrastrutture per una presunta tangente di 400mila dollari per l’importazione di generatori. Anche in questo caso, però, il diretto interessato ha respinto qualsiasi accusa a suo carico.